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domenica 20 novembre 2011

Giovinezza

Cercando altre informazioni sul mio inseparabile taccuino ho trovato questo ritaglio di giornale.
Ve lo riporto integralmente, senza commenti.

"La giovinezza non è un periodo della vita. Essa è uno stato dello spirito, un effetto della libertà, una qualità dell'immaginazione, un'intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell'avventura sull'amore del conforto.
Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni. Si diventa vecchi perchè si è abbandonato il nostro ideale. Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l'anima.
Le preoccupazioni, le incertezze, i timori, i dispiaceri sono i nemici che lentamente ci fanno piegare verso terra e diventare polvere prima della morte. 
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia, che si domanda come un ragazzo insaziabile "e dopo?", che sfida gli avvenimenti e trova gioia nel gioco della vita.
Voi siete così giovani come la vostra fiducia per voi stessi, così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi. Ricettivi di ciò che è bello, buono e grande, ricettivi ai messaggi della natura, dell'uomo e dell'infinito.
E se un giorno il vostro cuore dovesse essere mosso dal pessimismo e corroso dal cinismo, possa Iddio avere pietà della vostra anima di vecchi".

Generale Douglas MacArthur ai cadetti di West Point nel 1945.

venerdì 4 novembre 2011

la calunnia

Serata operistica ieri. Il Rigoletto di Giuseppe Verdi agli Arcimboldi di Milano (che detto per inciso ha registrato il tutto esaurito). Ma mentre ascoltavo le arie dell'opera mi tornavano insistentemente in mente le parole di un'altra celeberrima aria: la Calunnia.


Aria che ben rappresenta lo stato attuale del Paese dove giornali e giornalisti ci hanno portato: il bombardamento continuo di notizie pessimistiche sulla realtà italiana, spesso con il solo fine di deligittimare il Governo. E non si tratta di partigianeria politica ma il giusto sentimento di orgoglio verso il proprio Paese che non merita di essere bistratto in maniera così bieca.
Non siamo la Grecia, non siamo la Spagna. Siamo l'Italia, 3° economia europea e 7° mondiale.
Tutti i giorni gli imprenditori italiani, specialmente quelli che non frequentano molti salotti, combattono per la sopravvivenza delle loro imprese e non per un mero senso di profitto, ma per il mantenimento del benessere sociale che deriva dalle loro aziende.

Insopportabile poi è l'ipocrisia degli stessi mezzi di comunicazione nelle cui pagine e servizi televisivi, dopo aver calunniato l'Italia, con frasi o voci affrante lamentano il calo di fiducia delle famiglie e dei consumatori.

Conqueste frasi non si vuole dire che tutto è bello e tutto va bene: c'è molto lavoro da fare DA PARTE DI TUTTI: imprese, Governo e Parlamento, sindacati e anche noi cittadini (basterebbe iniziare tirando l'acqua nei bagni pubblici) ma il punto di partenza non è così male.

I fondamentali del Paese sono buoni e solidi; c'è molta voglia di fare in molta parte della popolazione. Bisogna rimboccarsi le maniche e rifiutarsi di dare ascolto ai (falsi) profeti di sventura.