Nella pagina degli editoriali del Sole24Ore di qualche tempo
fa è apparsa una bella riflessione sulla Cina contemporanea e in particolare
sulla missione del nuovo Presidente della Repubblica Popolare.
Il giornalista sottolineava come una delle missioni primarie
che il neo eletto (o meglio neo nominato, visti metodi non propriamente
democratici) si troverà ad affrontare è quello di aumentare il livello di
consumi interni della parte meno abbiente, ma preponderante, della popolazione.
Questo intendimento, penso mirato a riequilibrare la
situazione sociale interna, avrà alcune ricadute importanti sugli equilibri
economici mondiali che le imprese italiane possono sfruttare a loro favore.
Il sostenimento della domanda di consumo interna implicherà
un inevitabile incremento delle retribuzioni mensili dei ceti popolari che fino
ad ora hanno consentito al Dragone di offrire mano d’opera a basso costo per le
multinazionali, riducendo così la convenienza per queste stesse imprese a delocalizzare
in Cina, visto l’incremento del costo del lavoro. A questo proposito si notano
già dei trasferimenti di impianti produttivi dalla Cina al Messico che risulta
essere la nuova frontiera della delocalizzazione.
Ma un segnale importante e positivo per le imprese italiane,
che sono comunque depositarie di competenze tecniche e tecnologiche importanti
(che devono però impegnarsi per non disperderle), è arrivato da una di queste
imprese multinazionali del mobile che ha preferito far produrre la rubinetteria
delle sue cucine nel distretto del verbano e alcuni suoi divani in Brianza
proprio per il patrimonio variegato di competenze (tecniche, design,
innovazione) che non sarebbe riuscita a trovare nell’estremo oriente.